XXX Domenica T.O. – Anno B

+ Dal Vangelo secondo Marco (10,46-52)

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Lectio Divina

UN PRINCIPE, UN CIECO E UN POVERELLO

La pericope di Vangelo che oggi la Chiesa ci dona è presente anche in Mt 20,29-34 (dove i ciechi sono due) e in Lc 18,35-43.

Potremmo sintetizzarla prendendo in prestito la famosa frase della volpe al Piccolo Principe: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi, che esprime in qualche modo la dinamica del loro incontro.

Quello di Marco, infatti, è il Vangelo dei fatti, dell’irruzione del Regno, della strada. E del discepolato. Diventare discepoli significa aver riconosciuto con gli occhi del cuore che l’altro è qualcuno, uguale e diverso da tutti gli altri, per cui vale la pena spendere la vita.

In Marco, non solo l’incontro con Bartimeo avviene quando Gesù sta per salire verso Gerusalemme, ma è preceduto dalla richiesta dei due discepoli Giacomo e Giovanni. L’identità di questi viene definita nell’essere figli di Zebedeo, quella di Bartimeo nell’essere figlio di Timeo e quella di Gesù … è lo stesso cieco a svelarcela: figlio di Davide.

Anche la domanda che fa Gesù è analoga: che cosa volete/vuoi che io  faccia per voi/te?

I primi chiedono la gloria, il secondo la vista. I primi non saranno esauditi nel modo richiesto, il secondo sì. I primi chiamano Gesù Maestro, il secondo Rabbunì, lo stesso appellativo che utilizza la Maddalena quando al sepolcro incontra il Risorto in Gv 20,16.

Anche il termine Figlio di Davide è utilizzato da un’altra donna, la cananea in Mt 15,22.

Questi pochi particolari rivelano il desiderio, la tensione che abitano il cuore di Bartimeo e che gli permettono di riacquistare la vista:  questo si traduce nel vedere in Gesù il Regno che si compie e diventarne discepolo.

Ora, noi non vediamo più Gesù con gli occhi del corpo, ma se la volpe e il Piccolo Principe ci hanno aiutato a entrare nel brano proposto dalla liturgia eucaristica di questa domenica, potremmo uscirne anche noi da discepoli, con le parole della prima Ammonizione del Padre San Francesco: E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero.

Sr. Maria Gioia

Monastero di Bra