XXI Domenica T.O. – Anno B

+  Dal Vangelo secondo Giovanni (6,60-69)

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Lectio Divina

Siamo giunti all’ultima parte del Cap 6 del Vangelo di Giovanni, che in queste cinque domeniche estive, è stato inserito nella lettura continua del Vangelo di Marco.

Per i discepoli di Gesù è giunto il momento della decisione, così come lo fu per il popolo d’Israele dopo la prima conquista della terra promessa sotto la guida di Giosuè. Convocati a Sichem e sollecitati da Giosuè a scegliere tra il Signore che li aveva fatti salire dalla terra d’Egitto e custoditi con grandi segni, e gli dei dei loro padri o dei popoli che abitavano prima di loro quella terra, gli Israeliti risposero: Noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio.

Nel lungo discorso di Cafarnao, succeduto alla straordinaria moltiplicazione dei cinque pani e due pesci, Gesù sollecita la folla dei Giudei e i suoi discepoli al passo della fede in lui.

Può sembrare strano, ma il segno che Gesù ha appena compiuto non sembra loro sufficiente per credere che veramente un uomo come loro, di cui conoscono il padre e la madre, sia il Pane vero disceso dal cielo.

Quando Gesù presenta loro come cibo la sua carne e come bevanda il suo sangue, non li invita ad un banchetto antropofago, ma a riconoscere che veramente Dio si offre nella forma di un uomo come noi ed è disposto perfino a morire e a dare la sua vita per la nostra salvezza. Ma è proprio questo che non riescono ad accettare e di cui rimangono scandalizzati.

E noi? Gesù oggi ci rivolge la stessa domanda che, di fronte alla defezione di molti, fece ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”. Ci invita a riconoscere che davvero è lo Spirito che dà la vita, non quello che tocchiamo e vediamo con i sensi del nostro corpo. Le sue parole che sono spirito e sono vita ci aiutano a fare il passaggio dal pretendere dei segni perché vediamo e ti crediamo, segni che non bastano mai ad accendere la fede, infatti voi mi avete visto, eppure non credete, all’adesione schietta e sincera di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Solo chi crede ha accesso alla conoscenza vera e profonda, e può trasmetterla, come Francesco d’Assisi, nei cui scritti troviamo parole che sono il miglior commento a questo brano.

All’inizio della Lettera a tutti i fedeli Francesco professa con fermezza la sua fede nel Verbo del Padre che dal grembo della santa e gloriosa Vergine Maria ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità. Figlio che il Padre stesso ci ha donato ed è nato per noi … E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo con cuore puro e con il nostro corpo casto. Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere ed essere salvati per mezzo di lui, sebbene il suo giogo sia soave e il suo peso leggero.

Nella sua prima Ammonizione Francesco riprende il mistero del rifiuto di molti che, allora videro il Signore Gesù secondo l’umanità, ma non videro né credettero, secondo lo Spirito e la divinità, che egli è il vero Figlio di Dio, così come oggi sono tanti quelli che vedono il sacramento, che viene santificato per mezzo delle parole del Signore sopra l’altare nelle mani del sacerdote, sotto le specie del pane e del vino, e non vedono e non credono, secondo lo Spirito e la divinità, che è veramente il santissimo corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo. La fede è un atto di affidamento allo Spirito del Signore di chi riconosce che le sue possibilità di comprensione sono limitate di fronte al dono immenso che Dio fa di se stesso a noi.
E perciò lo Spirito del Signore, che abita nei suoi fedeli, è lui che riceve il santissimo corpo e sangue del Signore. Tutti gli altri, che hanno la presunzione di riceverlo senza partecipare dello stesso Spirito,
si condannano all’impossibilità di pervenire alla conoscenza e partecipazione della vita con lui.

Per questo Francesco ci esorta: fino a quando sarete duri di cuore? … Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote.

E in un’altra sua lettera ci invita: Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, e aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti e per intero vi accolga Colui che tutto a voi si offre.

Sr. Marilena Ester

Monastero di Bra