Venerdì della V Settimana T.O. – anno pari

+ Dal Vangelo secondo Marco ( Mc 7,31-37)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Commento

Effatà, cioè apriti è uno dei riti del nostro battesimo con il quale ci sono state segnate le orecchie e la bocca pregando perché, al più presto, noi potessimo ascoltare la parola di Dio ed annunciarla.

Se potessimo, se riuscissimo a corrispondere a questa invocazione fatta sul nostro corpo con l’atteggiamento interiore. Ascoltare il doppio di quanto parliamo, anche a proposito della parola della scrittura. Anche san Francesco mette in guardia dal rischio di bramare di sapere le sole parole per spiegarle agli altri e non per vivere lo «spirito della divina scrittura».

Torniamo al fonte del nostro battesimo e chiediamo: Signore aprici le orecchie e facci ascoltare nel profondo le tue parole; ma donaci anche le azioni e le parole per raccontare la gioia di essere tuoi discepoli amati.

Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2024” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano