+ Dal Vangelo secondo Marco (9,2-10)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Lectio divina
TRASFÓRMATI NELL’IMMAGINE DELLA SUA DIVINITÁ
La trasfigurazione è un alzare il velo sull’identità più autentica di Gesù, in modo che il discepolo conosca il suo Signore. Questo evento, situato al centro del Vangelo, si pone tra il primo e il secondo annuncio della passione e, come il Battesimo apriva la missione di Gesù, così la trasfigurazione apre il suo cammino verso Gerusalemme.
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte… Sono i tre discepoli già scelti come testimoni della resurrezione della figlia di Giairo (cf. Mc 5,37-43), sono quelli che saranno poi anche i testimoni della sua preghiera nell’orto del Getsemani, alla vigilia della passione (cf. Mc 14,32-42). Il monte di cui si parla, in realtà è un monte “teologico”. Nell’antichità salire sul monte significava entrare in una dimensione divina. Il monte nella Bibbia è il luogo della presenza e dell’incontro con Dio; è il luogo della rivelazione di Dio, pensiamo a Mosè e a Elia, che anche nel nostro brano sono presenti come i rappresentanti della Legge e della Profezia, i due cardini su cui si basava tutta la fede di Israele. La Legge e i Profeti, che sull’alta montagna avevano visto la teofania, la manifestazione di Dio e della sua gloria, ora sul monte vedono la cristofania, vedono finalmente la gloria di Dio, la manifestazione del Messia Gesù! Lui risponde alle loro attese perché è colui che la Legge e la Profezia hanno promesso e atteso.
Marco sostiene che Gesù “fu trasfigurato (metemorphóte) davanti a loro”, per un’azione divina (espressa al passivo), e così “le sue vesti divennero splendenti, bianchissime, tanto che nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche”. Queste vesti bianchissime dicono la sua natura divina, il bianco infatti è il colore consacrato alla divinità e richiama la risurrezione di cui la trasfigurazione è un’anticipazione. Il racconto evangelico, infatti, è modellato sulle narrazioni delle apparizioni del Risorto. Ritroveremo questi abiti sfolgoranti indossati dai due uomini che accoglieranno le donne al sepolcro, il mattino di Pasqua (Mc 16,5). Per i tre discepoli questo evento appare come una conferma su colui che essi seguono: è veramente il Messia e ciò che accadrà è conforme a tutte le Scritture, lì rappresentate da Mosè ed Elia. Elia.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Rabbì, è bello per noi essere qui”. Pietro vuole fermare questo momento privilegiato: non si rende conto che quanto sta sperimentando è legato alla croce, non riesce a comprendere che per arrivare alla gloria bisogna prendere la propria croce e seguire il Signore. Le parole di Pietro ci trasmettono però una esperienza precisa: Dio è bello o come diceva san Francesco quando pregava: Tu sei bellezza. L’espressione “è bello” richiama il grido stesso che Dio fece ogni giorno della creazione: “E vide che era bello”; adesso anche Pietro dice: che bello!
Venne una nube che li coprì con la sua ombra. La nube sta ad indicare una manifestazione divina. Il Signore c’è, ma nello stesso tempo la nube nasconde, impedisce di vedere in modo perfetto e pieno….e dalla nube uscì una voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”. La voce che esce dalla nube ci riporta alla scena del Battesimo (Mc 1,10-11). Se al battesimo la voce del Padre era risuonata solo per Gesù (cf. Mc 1,11), qui invece la rivelazione è anche per i tre discepoli. E l’invito è quello decisivo per ogni discepolo di Gesù: occorre ascoltare lui, il Figlio, che è il Kýrios, il Signore! È questo il centro di tutto il brano: “ascoltate Lui!”. Ascoltare lui, non le proprie paure, non i propri desideri, non le proprie immagini e proiezioni su Dio. Sì, anche per vedere e ascoltare Dio (“Shema‘…”: Dt 6,4) ormai occorre vedere e ascoltare Gesù, perché ormai è lui la Parola definitiva. Ecco il messaggio dell’evento della trasfigurazione: occorre ascoltare Gesù. Continuare ad ascoltare la parola del Vangelo, ascolto di ciò che Gesù ha detto e fatto, ascolto di quell’umanità che egli ha vissuto con noi. Bisogna seguirlo, ascoltando le sue parole.
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
La visione svanisce e Gesù è di nuovo contemplato «solo» nell’umiltà della natura umana. Solo vuol dire anzitutto senza la presenza di Mosè e di Elia; e quindi senza la presenza della Legge e della Profezia che sono compiute in Gesù. Solo vuol dire anche che la voce risuonata dal cielo scompare e con lei la visione celeste. Ciò che rimane è Gesù, che sta camminando verso Gerusalemme dove vivrà la sua Pasqua. Tanto deve bastare ai discepoli e alla Chiesa, la sua presenza e la sua parola.
Gesù dice ai discepoli di tacere poiché hanno assistito a un evento troppo grande, che ora non riescono a comprendere, ma dopo la Risurrezione diverranno testimoni di quanto hanno sperimentato sul monte. Per ora c’è tutto il cammino da fare.
Concludiamo con le parole di Chiara che vede nel volto di Gesù lo specchio davanti al quale guardare continuamente il proprio volto… Chiara propone anche a noi di lasciarci trasformare dall’unico specchio che ci promette vita vera e piena, Gesù Cristo:
“Poni la tua mente nello specchio dell’eternità, poni la tua anima nello splendore della gloria,
poni il tuo cuore nella figura della divina sostanza e trasformati tutta, attraverso la contemplazione,
nell’immagine della sua divinità, per sentire anche tu ciò che sentono i suoi amici gustando la dolcezza nascosta
che Dio stesso fin dall’inizio ha riservato a coloro che lo amano”. (3LAg 12-14; FF 2888-2889)
Suor Maria Chiara Savi
Monastero di Porto Maurizio – Imperia