+ Dal Vangelo secondo Giovanni (3,16-18)
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Commento
L’evangelista ha concluso il dialogo fra Gesù e Nicodemo ricordando il serpente innalzato da Mosè nel deserto che era, secondo la promessa di Dio, causa di salvezza per chi lo avesse guardato.
Ora, in questi versetti, viene ribadito che quello che conta è la fede nel Figlio inviato dal Padre: la sua presenza in mezzo a noi è stata voluta non per condannare coloro che, anche dopo tanti segni di amore, non si sono affidati a Dio, ma per salvare il mondo. La salvezza voluta dal Padre e portata dal Figlio si compie grazie allo Spirito che soffia dove vuole e fa rinascere anche chi è avanti negli anni, come Gesù ha spiegato a Nicodemo.
La salvezza è un’immersione nella vita e nell’amore trinitario che ci avvolge, sconvolge e coinvolge; è sapersi amati come figli nel Figlio.
Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2023” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano