+ Dal vangelo secondo Giovanni (15,4-10)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso, se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me, viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.
Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti dei Padre mio e rimango nel suo amore».
Lectio divina
Il vangelo scelto per la solennità della madre santa Chiara esprime bene il cuore della sua intima relazione con il Signore Gesù Cristo e il suo percorso di crescita all’interno di essa.
C’è una pienezza di vita, che già la abita, e che ella scopre di poter attingere soltanto rimanendo strettamente unita a Lui, ma che necessita di essere continuamente ritrovata e portata in luce, alla propria consapevolezza, per poi essere offerta ad ogni fratello e sorella che incontra sul cammino.
Lo intuiamo da diversi passi dei suo Scritti:
“…Ti vedo abbracciare con l’umiltà, la forza della fede e le braccia della povertà il tesoro incomparabile, nascosto nel campo del mondo e dei cuori umani, con il quale si compra colui che dal nulla fece tutte le cose”. (Terza Lettera ad Agnese di Praga, 7 – FF 2885)
In questo abbraccio ritroviamo lo stesso legame dell’immagine del tralcio unito alla vite utilizzata da Gesù nel brano evangelico di oggi.
Ancora:
“…Guarda ogni giorno questo specchio, o regina e sposa di Gesù Cristo, e in esso scruta continuamente il tuo volto…” (Quarta Lettera ad Agnese di Praga, 15 – FF 2902).
Portare ogni giorno lo sguardo davanti a quel volto, quello del Crocifisso di san Damiano, che Francesco le aveva consegnato all’inizio della loro avventura di sequela del Signore, per “scrutare” ogni giorno il proprio volto: sì, perché nel contemplare il volto del Cristo, crocifisso e risorto, è dato a Chiara di poter vedere il proprio autentico volto, quella pienezza di umanità che è già scritta nel cuore di ciascuno di noi e che spesso è invisibile a nostri occhi, perché coperto da tanti veli che offuscano lo sguardo. Ecco perché è come un tesoro nascosto. Soltanto portando “ogni giorno” il nostro sguardo e rimanendo “continuamente” in quell’atteggiamento di contemplazione la vista si purifica e tutto si trasforma:
“Poni la tua mente nello specchio dell’eternità, poni la tua anima nello splendore della gloria, poni il tuo cuore nella figura della divina sostanza e trasformati tutta, attraverso la contemplazione, nell’immagine della sua divinità“. (Terza Lettera ad Agnese di Praga, 12-13 – FF 2888).
Non è soltanto lo sguardo, dunque, a trasformarsi, ma l’intera vita di Chiara… tutta la sua vita, quella di coloro che la circondano, l’intero creato e il “campo del mondo” con le sue vicende spesso incomprensibili, diventano segno e presenza del suo Signore.
Quella linfa che scorre attraverso la vite la raggiunge continuamente e la porta ad unirsi sempre più strettamente allo Sposo celeste:
“Se con lui patirai, con lui regnerai, soffrendo con lui, con lui godrai, morendo con lui sulla croce della tribolazione, possederai con lui le celesti dimore negli splendori dei santi e il tuo nome sarà scritto nel libro della vita e diverrà glorioso fra gli uomini”. (Seconda Lettera ad Agnese di Praga, 21-22 – FF 2880).
Questo cammino di progressiva unificazione e trasformazione porterà Chiara ad una passione travolgente, che così esprime nella Quarta Lettera ad Agnese di Praga (30-33 – FF 2906):
“Attirami dietro a te, correremo al profumo dei tuoi unguenti, o sposo celeste! Correremo e non verrò meno, finché tu mi conduca nella cella del vino, finché la tua sinistra sia sotto il mio capo e la destra felicemente mi abbracci e tu mi baci con il felicissimo bacio della tua bocca”.
Qui Chiara raggiunge la più profonda unione: si attua la reciprocità dello scambio tra Dio e la sua creatura.
Potremmo rileggere l’intera vita di Chiara come questa continua dinamica, alimentata da un desiderio sempre più bruciante e urgente, che la porta a passare dall’abbracciare il tesoro al lasciarsi abbracciare da esso.
Guardando a Chiara anche noi possiamo ritrovare in noi stessi lo stesso desiderio profondo e incamminarci verso la pienezza di vita, restando saldamente uniti a Cristo, come i tralci alla vite.
Sr. Emanuela Roberta – Monastero santa Chiara – LOVERE