+ Dal Vangelo secondo Matteo (11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Commento
Giogo: termine che evoca pesantezza, costrizione; un cristianesimo tutto fatica e penitenze.
No, non è questo il vangelo! Il giogo: antico strumento di legno che univa due bestie, di modo che il lavoro di aratura potesse essere ottimizzato in vista di un frutto abbondante. Tutt’ora quando due persone si sposano si dice che diventano «coniugi», dal latino cum-iugo, sotto lo stesso giogo. Per andare in profondità, rendere la terra fertile perché porti più frutto.
Che bello! Esiste un giogo che, se accolto, mi permette di ottenere un raccolto abbondante di vita. È il legno della croce, l’amore di Dio donato. Dentro questo abbraccio possiamo arare con fiducia il campo del nostro quotidiano. E ospitare, nel solco, semi colmi di vita.
Così è stato per frate Francesco piccolino. Così sia per noi!
Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2023” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano