+ Dal Vangelo secondo Matteo (11,16-19)
In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Commento
Ecco che la parola ci colloca nella nostra vera misura: quella dei figli amati. Infatti, chi mai prende per mano qualcuno per guidarlo sulla via, se non un genitore?
Certo, anche l’accompagnatore di un cieco, ma da questa interpretazione ci esenta la prima parte del versetto: «Io ti insegno per il tuo bene»; è una questione di amore. L’immagine nella quale identificarci è quella di un bambino, ancora incapace di discernere per sé bene e male. Il bene ci è insegnato, non lo inventiamo noi: fin dalle primissime pagine delle scritture ci viene detto questo. Così pure la strada su cui andare ci è mostrata, anzi siamo accompagnati nel viaggio.
La strada, la via è una sola: è Gesù. Colui che ce lo rivela e si fa compagno di viaggio è lo Spirito che ci attira al Padre, gridando in noi: Abbà!
Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2024” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano