+ Dal Vangelo secondo Giovanni (15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Commento
Senza di te, Signore Gesù, siamo come tralci staccati dalla vite la cui sorte è la sterilità e persino la morte.
Tu, Signore, sei la vita e solo in te noi possiamo vivere in pienezza, portando rigogliosi frutti di opere sante. Il dono che ci affidi è grande, gratuito, immeritato: segno del tuo amore sconfinato per ciascuno di noi. La tentazione di sempre, però, ci spinge a dare credito all’illusione di essere fecondi anche lontani da te.
Per fortuna, o per grazia, la nostra debolezza è grande: staccati da te diventiamo schiavi di noi stessi, servitori del nostro io, fautori di castelli di sabbia destinati a sgretolarsi e il destino inesorabile è la morte.23
Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2022” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano