Sabato XV Settimana del Tempo Ordinario – Anno pari

+ Dal Vangelo secondo Matteo (12,14-21)

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni».

Commento

Un respiro di esultanza si sprigiona e torna a rifiorire la speranza, spesso messa a dura prova dalle tempeste della vita.

È valsa la pena perseverare ostinatamente dando fiducia a quel poco di brace che ardeva sotto la cenere, o credere ostinatamente alla fecondità di un ramo già incrinato: il fuoco, infatti, ha ripreso d’improvviso ad ardere e quel ramo, già piegato dalla furia del vento, ha messo i primi germogli. Oltre ogni attesa, oltre ogni desiderio, quando niente pareva alimentare la speranza o inneggiare alla vita, quella sera d’inverno ciò che era inimmaginabile è divenuto realtà.

La logica del maestro sorprende, stupisce, meraviglia.

Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2022” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano