+ Dal Vangelo secondo Giovanni (21,20-25)
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere
Commento
Paolo è disposto a sacrificarsi, ma solo per un buon motivo: è in gioco la speranza di Israele.
Allora non ci sono dubbi: la catena gli toglie la libertà, lo obbliga a ciò che non vorrebbe, ma nessun dolore può essere considerato eccessivo se serve a togliere il giogo della schiavitù della legge e del peccato al suo popolo.
E noi? In questa prospettiva ogni sofferenza prende valore, diventa preziosa se illuminata dalla dedizione della croce; altrimenti non vale la pena. Dio non ci chiede di star male, non ha nessun guadagno se siamo infelici; ma apprezza la nostra capacità di offrire la vita per amore dei fratelli. Così ogni fatica diventa leggera, se potremo avvicinare anche un solo uomo al Signore.
E nel farlo scopriremo che quello sforzo avvicina un po’ di più anche noi.
Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2023” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano