+ Dal Vangelo secondo Luca (18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Commento
Il vero amore è concretezza di gesti: è profumo e carezze, baci e lacrime. Il vero amore è un sorriso e un abbraccio, uno stare nei momenti più duri della vita, senza fuggire.
Il vero amore è ascolto, è custodire e proteggere; a volte è lasciare andare, con il cuore che sanguina. Il vero amore è attesa silenziosa e trepidante che accompagna senza troppo interferire, è libertà e liberazione; delicato come una farfalla e forte e potente come fuoco che arde e non consuma. L’amore vero è anche lasciarsi amare, abbassando ogni difesa, denudando la propria fragilità di bambino.
Che bello questo Dio fattosi uomo assetato d’amore; questo Dio che si lascia cullare dalle mani di una donna, dal suo corpo, dal suo cuore. Perché l’amore vero tocca tutti i cinque sensi.
Il vero amore copre una moltitudine di peccati perché è immagine di Dio.
Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2025” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano