Sabato della II Settimana di Avvento

+ Dal Vangelo secondo Matteo (17,10-13) 

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Commento

Ognuno ha le sue caratteristiche. Elia viene sempre rappresentato come un fuoco. Il fuoco scalda, protegge, illumina, ma anche brucia tutti intorno i nemici del Signore.

È un segno di potenza. Non concede debolezze e tentennamenti. Non c’è da stupirsi che esprima il temperamento di un profeta, di un uomo che prima di essere chiamato da Dio non avrebbe mai pensato di essere travolto a tal punto che ogni suo modo di essere avrebbe cambiato natura. L’errore è credere che sia qualcosa che riguarda solo alcuni, prescelti, e non noi. Così non stiamo attenti alle chiamate del Signore che ogni volta ci attende per trasformarci in ciò che veramente possiamo essere, ma che non crediamo di poter diventare.

Chi fuoco che arde, chi acqua che purifica, chi cielo che accoglie. E noi, cosa?

Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2022” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano