“Fai la testimonianza per il sito federale?”
La testimonianza per il sito federale? Beh, e perché no?
È una nuova occasione per ringraziare il Padre di ogni dono, e il dono che in me ricapitola tutto è quello della vocazione monastica.
Sono entrata in monastero nel 1992, a trentanove anni, ma fino a un paio d’anni prima, se qualcuno mi avesse prospettato questa scelta di vita, avrei risposto con una bella risata dicendo: per me proprio no.
Insegnavo alle scuole elementari del mio paese, un soleggiato comune delle Prealpi vicentine, e mi piaceva molto.
Ero gratificata da tanti punti di vista, soprattutto dal lavorare con le persone e in particolare con i piccoli.
Coltivavo degli interessi in vari ambiti e delle belle amicizie, tra cui quella con qualche giovane, ma la vita matrimoniale mi sembrava “stretta”.
Avevo pensato anche all’avvenire e il mio progetto era la missione in Africa, una volta raggiunta l’età pensionabile.
Potevo intanto vivere con mia mamma, vedova dal 1976.
In paese vivevano, e vivono tuttora, mia sorella e mio fratello, più giovani di me di due e quattro anni, con le loro belle famiglie.
Stavo bene, ero serena e impegnata.
Ma quando nelle vacanze di Natale del 1990 un mio amico chierico mi ha fatto conoscere, a Perugia, una clarissa la mia quiete interiore è sparita.
Tutto per me aveva cambiato peso e misura: si apriva come una porta che dava su un mondo “altro”, che si prospettava attraente pur se ignoto.
Dapprima ho pensato a qualche scherzo dell’età, poi all’influsso della stagione; cercavo di far luce su ciò che sentivo dentro e soprattutto sulla pace che mi invadeva se pensavo alle cose di Dio.
Ho cercato l’aiuto di una guida spirituale e con insistenza chiedevo a Gesù di farmi capire, di indicarmi la via.
E nella ricerca, a volte sofferta, coglievo dei segni e delle risposte.
Il buon Dio non si lascia davvero vincere in generosità e dopo aver fatto un’esperienza in monastero ho avuto la certezza interiore che il mio posto era là.
La forza serena che ne è scaturita mi ha permesso di comunicare, dapprima in famiglia, poi in parrocchia e in paese, la decisione presa, vivendo e comprendendo la sofferenza e le lacrime di parenti e amici.
La pace interiore che mi ha accompagnato ha iniziato a sciogliere dubbi e preoccupazioni dei miei cari, i quali, a poco a poco, vedendomi contenta, accettavano questa sorpresa di Dio.
Rileggendo ora la mia vita colgo sempre più come e quanto il Padre delle misericordie mi abbia custodita, accompagnata, direi assecondata fino al momento che Egli ha ritenuto buono per chiamarmi a vivere sulle orme del suo Figlio, sull’esempio di Chiara di Assisi.
E alla vestizione ho scelto il nome: Donata, che mi era risuonato per un po’ di tempo appena entrata in monastero, anteponendogli però Maria, perché solo la dolce madre di Gesù mi può insegnare a stare con Lui.
E ora il grazie che mi sgorga dal cuore è accompagnato dal desiderio che, con l’aiuto dello Spirito, “vivendo la mia vita sia lode al Signore”. (santa Chiara: Lettera III,41)
Suor Maria Donata
Cicca qui per contattare il Monastero di Lovere