Sono suor Maria Cristina e da più di cinquant’anni vivo in monastero.
Ripensare alla propria vocazione, specialmente a distanza di molti anni, è come ripercorrere e rileggere una storia d’amore. Una storia che ha avuto un inizio ben preciso, uno svolgimento, un cammino, ma che ancora non ha scritto la parola “fine”, e che conserva sempre zone di mistero e aspetti nuovi e imprevedibili.
Quando mi chiedono: come hai fatto a capire di essere chiamata alla vita religiosa claustrale? Io rispondo sempre con una punta di imbarazzo, perché non si può spiegare con parole umane il mistero di quella voce interiore che ogni chiamato ha sentito e captato attraverso tante circostanze, vicende, fatti e persone che hanno attraversato la sua vita e ne hanno determinato l’orientamento.
Sì, a distanza di anni si capisce di più il perché di certe circostanze e l’intreccio di certe situazioni, che al momento sembravano inspiegabili, e che ora si rivelano come il disegno sapiente di Dio per realizzare il suo progetto di amore. Ma tanti perché rimangono ancora senza risposta. Perché ha chiamato me? Perché proprio io? Perché questo separarmi per Lui, questo volermi tutta per sé?
Me lo sono chiesta tante volte, ma l’unica risposta che si tenta di dare è che Dio chiama e dà i suoi doni a chi vuole e al chiamato non resta che rispondere sì all’invito, forse dopo qualche resistenza nel vedersi scompigliare i propri progetti.
Così è stato per me: dopo aver sognato, come tutte le ragazze, di formarmi una famiglia, a un certo punto ho capito che questo orizzonte diventava troppo limitato. Volevo qualcosa d’altro, volevo amare di più, volevo dedicare la mia vita a Dio e agli altri, allargando i confini del cuore, con la generosità tipica dei giovani. Era il primo segno della chiamata.
Pensai alle missioni: partir, andare nelle terre lontane, annunciare il Vangelo, far conoscere Gesù con la parola e con la vita.
Progetti, sogni, speranze…
Circostanze familiari bloccarono tutto.
Imparai le lunghe attese. Cosa vuoi che io faccia Signore? Quante volte era questa l’unica mia preghiera! Anni e anni apparentemente vuoti, senza prospettive, nell’oscuro dovere quotidiano.
Poi un giorno di nuovo quella voce e insieme la luce improvvisa, la strada appianata, l’indicazione chiara, quasi un cartello indicatore: questa è la tua via: consacrazione a Dio in clausura.
Non avevo scelto io, aveva scelto Lui, io ho solo risposto. Nessuna difficoltà mi ha potuto fermare: a quella voce niente e nessuno poteva resistere. Tanta era stata l’attesa quanto rapida fu l’attuazione concreta della chiamata, mentre il cuore si dilatava nella gioia di ricevere e donare tutto.
E qui intervennero Francesco e Chiara d’Assisi.
Perché ho scelto loro e non altre spiritualità? Conoscere Francesco è stata una rivelazione di tutto un modo di sentire e vivere il cristianesimo che già avevo dentro, forse inconsciamente e che si esprimeva nel desiderio di semplicità, umiltà, letizia, povertà, contemplazione della natura, sete di preghiera. Non cercai neppure altre spiritualità, fosse pure solo per confrontarle. Mi bastava quella francescana, in cui trovavo tutto quello a cui aspiravo. Lì c’era il Vangelo vivo, che i miei due Santi avevano vissuto nella sua totalità e che continuavano a proporre a chi voleva seguire le loro orme. Avevo trovato il mio posto.
Non c’è molto da aggiungere. Questa è la storia di una vocazione semplice, senza nulla di eccezionale o di clamoroso, una storia che però ha cambiato la mia vita e che continua a cambiarla, perché l’amore di Dio è esigente. La vocazione non si esaurisce con la prima scelta, ma ha un seguito che richiede continuo ascolto di quella voce, fedeltà, perseveranza, cammino progressivo.
Lo esprime bene Santa Chiara a conclusione del suo Testamento, quando dice: “Lo stesso Signore che ci ha donato di bene incominciare, ci doni ancora di crescere nel bene e di perseverarvi fino alla fine”.
Di fronte a questo dono immenso non resta che continuare a stupirsi e rendere grazie a Dio, l’Altissimo, Onnipotente, Buon Signore.
Suor Maria Cristina
Sr. Maria Cristina è tornata alla Casa del Padre il 18 maggio 2024, all’età di 89 anni.
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