Suor Maria Chiara (LOVERE) – Custodita da un amore immenso

Suor Maria Chiara

custodita da un amore immenso

Ho iniziato a considerare Gesù una realtà presente nella mia vita a 17 anni, durante un campo di lavoro con i missionari saveriani a cui ero stata invitata da una mia amica. Era il 1982. Avevo ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, a volte andavo anche a messa, ma senza coinvolgimento.

Una famiglia, la mia, con problemi legati all’alcool e relazioni superficiali; l’importante era apparire “normali”, conformi al contesto sociale. Io, la primogenita, dovevo dare l’esempio ai miei due fratelli. Crescevo e cresceva dentro di me l’attesa di una vita libera da paure, imposizioni, una vita “grande”.

A 15 anni il terzo trasloco mi portava in un piccolo paese del cremonese, una parrocchia vivace; poi l’invito a partecipare alla vita parrocchiale da parte di un giovane universitario, che guardavo con il desiderio di conoscere. Fu l’inizio di una vita piena di attività, incontri di preghiera e catechesi, feste… la gioia di esserci, di appartenere. Il desiderio di essere amata e poi la scoperta di un modo di amare e vivere bello, vero, pieno: quello di Gesù. Lo vedevo impossibile per me.

L’apertura verso l’attività missionaria della Chiesa, il confronto con un sacerdote, il campo missionario in Sierra Leone preparavano il mio cuore al dono della vita. Diventare missionaria saveriana e partire per le missioni mi era parsa la mia vocazione. Avevo quasi vent’anni. Era l’agosto del 1984. E invece il Signore voleva incontrarmi nella storia quotidiana. La morte improvvisa della mia mamma e la necessità di prendermi cura della famiglia mi hanno fatto sperimentare la presenza del Signore che camminava con me nelle situazioni concrete da cui, forse, volevo scappare. Sono stati anni difficili, quasi dieci, per le tante difficoltà familiari e personali, ma la Parola di Dio che mi raggiungeva con abbondanza grazie all’esperienza del Cammino Neocatecumenale e la bellezza dei riti e dei canti liturgici mi facevano gustare il suo amore. Il Signore, con la sua misericordia, si prendeva cura di me, mi consolava, mi dava forza, mi rimetteva continuamente in cammino. Dentro di me cresceva il desiderio di stare con Lui, di conoscerlo e di seguirlo, di vivere una forma di vita che testimoniasse il primato di Dio.

Un frate mi ha fatto conoscere le clarisse di Bienno, le ho frequentate, ho goduto della bellezza del luogo e degli spazi di silenzio e di preghiera che mi venivano offerti.

Grazie alla possibilità offerta dall’ospizio in cui lavoravo, ho ripreso gli studi e ho frequentato il corso per diventare infermiera professionale. Desideravo entrare in monastero, ma la situazione familiare era ancora precaria. La vita ecclesiale riempiva le mie giornate, occupava i miei pensieri, stimolava la mia creatività; l’esperienza della comunità neocatecumenale mi aiutava ad approfondire la fede con scelte concrete nella vita e potevo sperimentare le gioie e le fatiche della vita in comunità. Eppure mi mancava un compimento, sentivo di essere io il centro gravitazionale attorno al quale la vita girava. Desideravo lasciare tutto e mettermi alla sequela di Gesù per imparare a vivere nel dono totale di se stessi come Lui.

Quando ho comunicato la mia decisione di entrare in monastero, tutti hanno dimostrato stupore e incredulità. Stupore per una scelta così radicale e straordinaria; incredulità per la difficoltà nel vedermi “chiusa tra quattro mura”.

Da più di 25 anni sono in monastero e ancora il Signore non ha smesso di stupirmi con la novità e la bellezza della sua Parola. Sto cercando di vivere giorno dopo giorno la concretezza dell’amore, come restituzione grata dell’amore che mi raggiunge e mi riempie di gioia.

 

Suor Maria Chiara
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