+ Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 15-16. 23-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Lectio
Questo brano è stato potato ad uso liturgico, mancano ben 6 versetti consecutivi i versetti 17-22. Il taglio operato non trova corrispondenza né spiegazione in alcuna esegesi io abbia consultato. Deduco che è stato fatto solo per poter proclamare in una medesima celebrazione due dei passi dei discorsi d’addio che annunciano il Paraclito che vengono così inglobati nello stesso brano.
A proposito di Paraclito: nella storia della traduzione troviamo sia Consolatore che Avvocato.
La traduzione ad uso liturgico più recente evita di sbilanciarsi e non traduce, lasciando il termine in greco, cioè una parola incomprensibile.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza in una questione intricata.
Paraclito viene dal verbo parakaleo che significa letteralmente chiamare presso (di sé) pregare, invocare, qualche volta consolare. Nell’AT è usato soprattutto per promettere o attestare la consolazione divina di cui il popolo, o il singolo, hanno bisogno. Ma il termine parakletos, participio passato (aggettivo verbale) di parakaleo, significa avvocato, ad-vocato, patrocinatore, intercessore, colui che è chiamato a parlare per qualcuno davanti a qualcuno. Il vangelo di Giovanni è tutto strutturato a mo’ di diatriba processuale, tuttavia la sottolineatura cade qui sulla caratteristica di essere chiamato, più che sul senso tecnico di avvocato.
Il primo paraclito è Gesù stesso nel suo stare presso di voi.
Il vangelo di Matteo presenta Gesù che promette: ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del tempo. In questo passo Giovanni sceglie un’altra formulazione: con noi resterà un altro paraclito, e sarà il Padre a inviarlo, così come aveva inviato Gesù. In un bell’approfondimento del discorso, Giovanni aggiunge che presso di noi verranno a dimorare anche Gesù e il Padre stesso, all’unica condizione che osserviamo la sua parola per noi.
La prima insistenza di questo brano cade dunque sullo stare con noi che nella diversa scansione dei tempi si dimostra garantita:
da Gesù, mentre si trova sul crinale dell’ora in cui sarà tolto al mondo
dall’altro paraclito, inviato dal Padre perché con noi rimanga per sempre,
da Gesù dopo aver attraversato la sua ora, quando verrà e insieme al Padre prenderà dimora presso di noi.
Attenzione: pochi versetti prima ha detto che nella casa del Padre ci sono molte dimore e che lui va a prepararle per noi. Quindi nel nostro vangelo c’è diciamo solo un versante del dimorare, quello di Dio in noi.
La seconda missione attribuita a questo paraclito, che al versetto 26 viene spiegato essere lo Spirito santo, è quella della memoria di Gesù. Lo Spirito vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto. Nel vangelo di Giovanni Gesù parla a lungo, ma i suoi discorsi, molto diversi dagli insegnamenti che Gesù offre nei sinottici, sono tutti incentrati sull’opera del Padre che lui sta compiendo. La sua parola è azione, è opera del Padre. Gesù fa accadere sulla scena del mondo l’amore del Padre. Lo Spirito è chiamato e rimane perché possa continuare ad accadere in noi questo amare solido, fondato sulla parola che viene dal Padre.
Sr. Chiara Amata – Monastero di Lovere (BG)