Pentecoste – Anno C

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-16.23b-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Lectio Divina

Da un compimento ad un nuovo inizio

Benedici il Signore anima mia, … Mandi il tuo spirito,… e rinnovi la faccia della terra”. Pregare il Salmo scelto per questa Solenne liturgia rievoca, attraverso un avvicendarsi di azioni e di interventi divini, quanto abbiamo appena vissuto direttamente, nella Chiesa e nel mondo, tra la Pasqua e l’inizio del ministero petrino di Papa Leone XIV.
Benedizione pasquale, lutto e attesa orante si sono concentrati e susseguiti velocemente inaugurando una nuova primavera dello Spirito. Accogliamo il dono che la Sacra Scrittura offre alla nostra sete di credenti, risvegliati anche dal richiamo sulla Parola di Dio, pronunciato dal Papa neoeletto nella sua prima Udienza Generale. Infatti se “ogni parola del Vangelo è come un seme gettato nel terreno della nostra vita” (cfr. Ud. Gen. 21 maggio 2025), il brano della Pentecoste è paragonabile a una torcia accesa affidata alla libertà di ciascuno di noi per alimentare la fiamma della fede.

“Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste” è l’inizio (v. 1° lettura) che subito ci orienta non ad una fine ma ad una pienezza, dalla quale scaturisce una fase inedita per l’umanità: il tempo dello Spirito. La conclusione del grande giorno della Pentecoste, che secondo il calendario ebraico dura in realtà 40 giorni, alla luce di quello che Gesù aveva promesso (v. Gv. 7,37-39;14,16.26) dà avvio a un tempo che non finirà più perché la redenzione dell’umanità in Lui, morto e risorto, si compie grazie al dono divino più desiderato: la presenza costante del
Paraclito sia nella comunità ecclesiale, sia nel cuore di chiunque si lasci guidare docilmente dai suoi suggerimenti (cfr. 2° lettura Rm 8,14).

Nella pericope evangelica è lo stesso Signore e Maestro a introdurci nella conoscenza dell’azione amorevole e graduale dello Spirito Santo nella vita e nel cammino spirituale, attraverso quei verbi che segnano pure la crescita di ogni persona umana: rimanere, ricordare, insegnare. Chi ama un bambino fino a sentirlo come un figlio, vuole rimanere accanto a lui per sempre e, mentre gli ricorda ciò che è più prezioso per il presente e il futuro, gli insegna con la testimonianza a diventare un adulto, a far maturare il meglio di sé stesso. Così l’Amore di Dio agisce tra noi e in noi, per farci diventare pienamente umani e pienamente figli di Dio, non grazie a una nostra iniziativa, ma perché Gesù ha pregato il Padre per noi (Gv 14,15-16). Il dono che ci è offerto dall’Alto nasce prima di noi e si spinge oltre noi. Ci chiama a essere dei coprotagonisti, consapevoli che, se mediante lo Spirito facciamo morire “le opere del corpo”, noi vivremo e potremo assaporare la gratuità divina fino a poterla tradurre nella dedizione quotidiana dei figli, liberi di gridare con la loro esistenza: “Abbà! Padre!” (cfr. 2° lett. Rm 8, 13-15).

In questo tragico periodo storico, in cui assistiamo a comportamenti disumani in tante parti del mondo, sapremo tenere vivo in noi, sull’esempio di Francesco e Chiara d’Assisi, il desiderio di ascoltare la voce dello Spirito del Signore per essere capaci di parlare in altre lingue, o meglio di parlare agli altri nelle loro lingue? Saremo cioè così liberi interiormente da essere strumenti di comunione, pronti a parlare agli altri con quel linguaggio che unisce i diversi, che ci trasforma da estranei in fratelli e che solo la carità vicendevole conosce?
“Lo Spirito del Signore ha riempito l’universo, egli che tutto unisce, conosce ogni linguaggio” (Antif. d’ingresso)

Sr. Rosa Paola – Monastero di Vicoforte