+ Dal Vangelo secondo Matteo (11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Lectio Divina
Entriamo in punta di piedi nel cuore del Figlio, l’Amato, mentre sussultando di gioia si rivolge al Padre con questo splendido canto di lode.
Lo accostiamo a Francesco d’Assisi, in questo giorno in cui tutta la Chiesa ne celebra la santità e ne invoca l’intercessione.
I Fioretti ci riportano le parole di Francesco quando una notte, sul monte della Verna, assorto in preghiera viene furtivamente ascoltato da frate Leone mentre ripete più e più volte: «Chi se’ tu, o dolcissimo Iddio mio? Che sono io, vilissimo verme e disutile servo tuo?» (FF 1915).
In queste parole potremmo racchiudere tutto il percorso spirituale di Francesco, come una ricerca insaziabile del volto di Dio e al tempo stesso una crescente consapevolezza di sé.
Francesco si specchia in Colui che riconosce essere il Sommo e unico Bene e in lui vede se stesso nella verità, la sua creaturalità, il suo sentirsi peccatore perdonato e redento.
Non è così anche per noi? E’ solo alla luce radiosa dell’Amore di Dio che vediamo le nostre ombre, la nostra pochezza e le nostre insufficienze.
Vediamo anche la differenza tra la sapienza del mondo e quella secondo il Vangelo.
“Le due conoscenze – di Dio e di noi stessi – producono rispettivamente l’inizio e la perfezione della sapienza, cioè l’una il timore del Signore e l’altra la carità.” (S. Bernardo – Disc. 37).
Sono i “piccoli”, letteralmente gli “infanti” (in greco nepios, coloro che non sanno parlare) a cui il Padre si rivela, cioè coloro che sanno di avere nei cieli un Padre e che senza di lui non hanno né consistenza né futuro. E’ la piccolezza che li rende pieni di speranza e di fiducia perché sanno che chi chiede ottiene, chi cerca trova, a chi bussa è aperto.
Francesco è uno di questi. E, alla domanda del suo compagno Frate Masseo: “Perché a te tutto il mondo viene dietro? Tu non se’ bello uomo del corpo, tu non se di grande scienza, non se’ nobile…?”, Francesco non ha dubbi: «Vuoi sapere perché a me? ….L’Altissimo Iddio, a fare quell’operazione maravigliosa la quale egli intende di fare, non ha trovato più vile creatura sopra la terra; e perciò ha eletto me per confondere la nobiltà e la grandigia e la fortezza e bellezza e sapienza del mondo, acciò che si conosca ch’ogni virtù e ogni bene è da lui, e non dalla creatura, e nessuna persona si possa gloriare nel cospetto suo; ma chi si gloria, si glorii nel Signore, a cui è ogni onore e gloria in eterno» (cfr. Fioretti X).
Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza!
Lasciamo che Dio apra anche il nostro cuore!
sr. Anna Serena – Monastero di Bra (CN)