+ Dal Vangelo secondo Luca (2,1-14)
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Lectio Divina
Negli 800 anni dal Natale di Francesco a Greccio
Il mistero del Natale ci viene incontro, ancora una volta, come un dono: quello di Dio che desidera incontrare e abbracciare la nostra umanità. Ci accostiamo, quest’anno, al mistero del Natale di Gesù con gli occhi di Francesco d’Assisi: nel 2023 ricorrono infatti 800 anni dal Natale di Francesco a Greccio.
Nel momento non facile che stava attraversando, cercando una sintesi tra quella che lui riconosceva come l’intuizione delle origini, la chiamata del Signore e le nuove istanze presentate dai fratelli, Francesco ritrova il desiderio e la volontà di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo. Guardando Cristo, ciò che Francesco coglie è un movimento di abbassamento. Discesa, anzitutto, del Figlio di Dio nella carne dell’uomo: una parabola discendente che ha portato colui che da sempre era volto verso il seno del Padre, il Verbo che era presso Dio ed era Dio, a farsi piccolo, povero, inerme, un Bambino adagiato in una mangiatoia. Francesco, nella sua fatica, cerca con lo sguardo la povertà e l’umiltà del Signore. Con gli occhi del cuore fa memoria del Bambino di Betlemme e con gli occhi del corpo ha bisogno di vedere i disagi tra cui è nato. Ha bisogno di sentire, di sperimentare che la sua povertà ha un senso perché è quello che il Signore Gesù ha scelto e abbracciato e contemporaneamente la piccolezza, la povertà e l’umiltà del Figlio sono un “luogo teologico” ove continuare a porre i passi della sequela. Per lui il riferimento è sempre Gesù, il Figlio, di cui vede la povertà e l’umiltà. Mettersi davanti al Signore che si fa Bambino per lui significa fare esperienza di quella povertà e piccolezza assunte dal Bambino di Betlemme.
Francesco coinvolge altri nel suo desiderio: ciascuno, frati, uomini e donne di quelle contrade, giungono a Greccio portando una piccola luce, ceri e fiaccole, per vedere il dono che è dato, quello di una Stella che illumina tutti i giorni e i tempi. Vengono predisposti con semplicità la greppia, il fieno, il bue e l’asinello, con la partecipazione attiva di tutti i presenti, che costruiscono la scena. Francesco vuole fare fraternità attorno alla povertà del Bambino di Betlemme, e questo per lui è celebrare il Natale, rendendo grazie per il dono di questo Bimbo venuto, da povero, a condividere da fratello la nostra umanità. Greccio diviene una nuova Betlemme. Anche nella Notte Santa l’esperienza fatta da Maria era quella di un riparo improbabile lungo la via, un po’ di fieno, il fiato caldo degli animali a riscaldare l’aria gelida. Per Maria la luce è arrivata così: nel vagito di un Bimbo – suo figlio – nato senza nulla. Nella piccolezza, povertà, nudità Maria e Giuseppe hanno saputo riconoscere e accogliere il dono.
A Greccio il sacerdote celebra l’Eucaristia: il Natale di Greccio è un memoriale, in cui, tra le lodi gioiose, il raccoglimento, l’esultanza e il gaudio ineffabile, Francesco con voce forte e dolce, limpida e sonora proclama il santo Vangelo e parla al popolo, rievocando con parole dolcissime il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme. Povertà, umiltà, piccolezza, semplicità, dolcezza, gioia: questi termini ricorrenti nel racconto comunicano il sapore di quel Natale. Parola e Pane, accanto agli animali, al fieno della mangiatoia e alle luci: è tutto qui quello che c’è a Greccio. Sulla greppia, sulla mangiatoia, si celebra l’Eucaristia. Questa è la presenza viva e vera che Francesco riconosce, questa è concretamente l’esperienza del Dio-con-noi che Francesco fa a Greccio.
Le parole dell’Ammonizione I di Francesco esprimono bene il significato di quell’evento: «Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene e a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote».
E lì, in quel contesto, uno dei presenti vede nella mangiatoia un fanciullino che riprende vita, a immagine del fanciullo Gesù risuscitato nei cuori e nella memoria amorosa dei presenti. Il Natale di Greccio è stato dunque esperienza di una presenza viva, incontro con il Signore Gesù vivo e vero. In quella notte Gesù è nato di nuovo nei cuori, cioè c’è stata una presa di coscienza nuova, profonda, intima, una consapevolezza nuova del suo essere il Dio-con-noi. Fare memoria, rendendo attuale l’evento della nascita del Salvatore, e così risvegliare e imprimere nella memoria amante la presenza del Bambino di Betlemme: questa è l’opera di Greccio. La consapevolezza del suo essere accanto a noi come presenza reale, viva, che possiamo incontrare, riconoscere, sperimentare nella Parola e nel Pane, siano il dono anche per noi.
Buon Natale!
Sr Maria Chiara – Monastero di Milano