+ Dal Vangelo secondo Luca (2,15-20)
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Lectio Divina
Un Dio che parte dagli ultimi
Il vangelo della Messa di Natale dell’aurora, ci offre la continuazione di quello della notte. Vengono messi in primo piani i pastori, i primi chiamati ad essere testimoni e annunciatori di quanto stava accadendo, in quel compimento e pienezza dei tempi, in cui il Verbo si è fatto carne.
“Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”. Nel Vangelo di Luca, fin dall’inizio, ci viene offerto un clima di movimento, di cammino, Gesù stesso, da adulto, vivrà la sua missione di maestro, in un lungo cammino da Nazaret a Gerusalemme, il luogo del suo compimento, della sua Pasqua.
Qui i pastori si mettono in moto, qualcosa li attrae e li spinge al uscire dalla routine delle loro notti, passate accanto al gregge. Anche gli angeli svolgono una parte notevole, in questi primi capitoli: portano l’annuncio a Maria, a Giuseppe, a Zaccaria, ai pastori, quasi a preparare il terreno a colui che doveva venire, per essere il centro della storia, per essere secondo il suo nome: il Dio con noi, il salvatore di tutto il suo popolo e di tutti i popoli.
Angeli annunziatori, mediatori del Padre, per fare degli uomini e delle donne, annunziatori dell’unico mediatore del Padre: il Cristo Gesù.
Pastori, persone di poco conto, normalmente emarginati a causa del loro mestiere, non abilitati a frequentare la sinagoga e il tempio, perché ritenuti impuri: qui, il Figlio di Dio li chiama per primi e per primi ricevono il Vangelo, per primi lo trasmettono: evangelizzano Maria e Giuseppe, per confermarli nella loro chiamata, per farla conoscere sempre meglio, così che Maria inizia a custodire ‘queste cose’ e a meditarle nel suo cuore.
Un bambino che nasce in una mangiatoia è il segno che conferma i primi ‘invitati’ al banchetto della nuova alleanza. Forse la mangiatoia può essere anticipo di quell’Eucaristia che, come ci dice s, Francesco, è il luogo in cui si rende visibile il corpo di carne del Signore, lì ogni giorno si umilia come quando dal cielo discese in mezzo agli uomini. Mangiatoia e altare si avvicinano per darci fin da principio il volto del Dio fatto carne. Un Dio che si umilia, che discende, che si rende cibo e forza per il nostro cammino, per darci quella vita attesa e cercata da tutti, poiché solo la vita è la nostra ricchezza, la nostra verità.
Sono i pastori, gli ultimi, a dirci questo volto di Dio, che non cerca la potenza, il primato, la supremazia, ma che dal basso ci chiama e si offre a noi.
Come sono arrivati, così i pastori ripartono: anche questo diventa il movimento della fede che il vangelo ci consegna; ogni incontro con Gesù non è motivo di ‘fermata’, lui non ci trattiene, ma ci invia, ci rimette in cammino per continuare quell’annuncio ricevuto e donato, ma che deve continuare a percorrere, nella gioia, altri percorsi, altri sentieri, che dicano ciò che abbiamo visto, toccato, udito: quella’avvenimento che Dio ci fa conoscere continuamente .
Le sorelle di Imperia Porto Maurizio