Mercoledì della XXVII Settimana T.O. – anno dispari

+ Dal Vangelo secondo Luca (11,1-4)

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».

Commento

Curioso. La preghiera non è dire parole mie al Signore. Anche se viene molto facile pensarlo: la preghiera, spazio così intimo, personale, è qualcosa che parte da me, è roba mia, è il mio dialogare con Dio…

Non è proprio così: il centro non sono io. Pregare è fare mie le parole di un altro, Gesù; entrare nelle sue parole, narrazione di uno stile. Innamorarmi del suo stile così divinamente umano e umanizzante. Immergermi dentro il suo modo di sentire la vita, di annusare l’aria, di camminare nella città. Mettermi in ascolto del suo modo di abitare la relazione con il Padre, i suoi discepoli, gli ultimi della fila.

Gustando la sorpresa di ritrovare dentro quelle parole niente di meno che me stesso: tutto di me: i miei aneliti, le mie domande, i miei grazie. La mia gioia di essere figlio.

Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2023” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano