+ Dal Vangelo secondo Luca (2,16-21)
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Lectio Divina
“Ave Signora Santa Madre di Dio, Maria, che sei vergine fatta Chiesa… Ave suo vestimento, ave sua ancella, ave sua madre”: così Francesco saluta e prega Maria. Così anche noi ci affidiamo alla Madre di Dio nella semplicità della preghiera quotidiana dell’Ave Maria.
La liturgia, all’inizio del nuovo anno, ci invita a contemplare Maria come stella che nel buio della notte brilla della luce del Figlio che da lei ha preso “la vera carne dell’umanità e fragilità nostra” (2LFed 4).
La vita di ognuno di noi è iniziata nel grembo di una donna e il Verbo non ha scelto altra via. Non ha preso la nostra umanità come un vestito che si mette e si toglie. Si è unito per sempre alla nostra umana fragilità e noi guardando a lui non possiamo che ritrovare i lineamenti di sua madre. Di generazione in generazione la giovane di Nazareth sarà chiamata beata proprio perché Madre di Dio.
Ma non ci si deve fermare alla maternità biologica. A quella donna – non poteva che essere una madre! – che in mezzo alla folla un giorno grida a Gesù: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». (Lc 11,27), egli subito replica: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». Ecco la vera grandezza di sua madre!
Sono parole che Maria udrà dalle stesse labbra di Gesù quando va a cercarlo con i suoi parenti: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».
Forse non lo pensiamo mai ma queste parole sono come una seconda annunciazione a Maria: non è più l’angelo a rivolgerle ma il suo stesso Figlio e suo Creatore.
E’ madre perché discepola. Ancora una volta Maria dice il suo “eccomi”, rinnova la sua scelta di essere la serva del Signore, mette da parte se stessa per seguire lui.
E poi arriva l’ “ora”, quella che a Cana era ancora prematura; per Maria arriva il giorno in cui il suo essere madre si apre ad un orizzonte impensato: “Gesù, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!» (Gv 19,26). “Sotto la croce Maria ci appare come la figlia di Sion che, dopo il lutto e la perdita dei suoi figli, riceve da Dio una nuova figliolanza, più numerosa di prima, non secondo la carne, ma secondo lo Spirito”. (R. Cantalamessa)
Tra questi figli ci siamo tutti noi… non solo, anche fratelli, sorelle e madri del suo Figlio se ascoltiamo e osserviamo la sua Parola.
Non c’è sentiero più bello di pace e benedizione per il nuovo anno che si apre dinanzi a noi!
Sr Anna Serena – Monastero di Bra