+ Dal vangelo secondo Luca (10 38-42)
In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi.
Pertanto, fàttasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”.
Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà torta”.
Colette Boëllet nasce a Corbie (Francia), il 13 gennaio 1381. Da bambina era affascinata dalla celebrazione liturgica dei monaci benedettini del suo paese. Verso i diciotto anni rimase orfana e orientatasi verso una vita di consacrazione, compì diversi tentativi presso le beghine, un monastero benedettino e le clarisse di Moncel, presso le quali rimase per poche settimane come conversa. Ma non riuscendo a trovare ciò che cercava, su consiglio del p. Pinet, francescano osservante, decise, rivestita dell’abito dell’Ordine francescano secolare, di vivere in un reclusorio. Insieme alla preghiera, attraverso una piccola finestra, ascoltava e consigliava quanti si rivolgevano a lei. E per circa quattro anni la sua vita fu plasmata da una preghiera fortemente ecclesiale che culminò in un’esperienza spirituale in cui si sentì interpellata, dinanzi alla corruzione della vita religiosa, a diventare riformatrice. Superate non poche resistenze anche personali a simile missione, fu presentata a Nizza a Benedetto XIII il 14 ottobre 1406, durante il grande scisma d’Occidente. Il papa, nella sua autonomia, le conferì l’abito di S. Chiara e il velo, nominandola abbadessa perpetua di tutti i monasteri riformati che fosse riuscita a fondare. Avute le bolle non fu facile attuarle nel difficile contesto della Guerra dei cent’anni in Francia e grazie a innumerevoli viaggi, tra eserciti, epidemie e travagli di ogni genere. Le fu messo a disposizione il monastero delle Clarisse di Besançon dove erano rimaste solo due monache. Notevole era la sua insistenza sulla povertà ed eguaglianza tra tutte le sorelle, abbadessa compresa, anche nei lavori.
(da “Bibbia francescana” ed. Messagero Padova)