Lunedì della IV settimana di Pasqua

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10)

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Commento

Se chiedessimo ad un pastore come fanno le sue pecore a riconoscerlo anche da lontano, probabilmente ci risponderebbe che la sua voce è ciò che muove il gregge verso di lui. C’è un

riconoscimento che deriva dall’ascolto di qualcuno che chiama. Anche una madre o un padre si gireranno solo quando, tra tanti bambini, riconosceranno che è la voce del loro piccolo che li interpella.

Siamo invitati ad ascoltare il Signore, non solo con le orecchie, ma con tutti i sensi che il nostro corpo e il nostro cuore possiedono per riconoscere la sua voce nel mondo e dentro di noi.

Signore Gesù Cristo, donaci di camminare lungo il quotidiano con passo sicuro ascoltando il canto di lode che esce dalla tua bocca.

Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2024” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano