+ Dal Vangelo secondo Luca (1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Lectio Divina
L’aurora della fede
“Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta” (Lc 1,39-40).
‘Si alzò’ è il verbo della risurrezione! Facciamo allora un passo indietro per dire che il racconto dell’Annunciazione, che precede quello della Visitazione, è un racconto “pasquale”. Dopo quel sì alla parola dell’angelo, Maria sa che la sua vita non era più nelle sue mani: come avrebbe reagito Giuseppe? Cosa avrebbe fatto la sua famiglia? Cosa avrebbe fatto l’autorità religiosa? Come avrebbe affrontato lo scandalo inevitabile nel villaggio? Nell’Annunciazione Maria è passata attraverso una morte, uno svuotamento, che Dio ha riempito della sua grazia, della sua vita nuova. Quella che si mette in cammino verso la regione montagnosa della Giudea per raggiungere Elisabetta è una donna risorta!
Dio le aveva dato un segno: “Ecco, anche Elisabetta tua parente ha concepito un figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per lei, chiamata la sterile” (Lc 1,36). Più che dare spiegazioni, Dio fa accadere delle cose perché le ascoltiamo, le interroghiamo, le accogliamo. Così ha fatto Maria andando da Elisabetta, cioè dalla persona che poteva capire il mistero e lo scandalo di ciò che le stava accadendo, perché anche a lei era accaduto quello che solo Dio poteva far accadere.
Due donne molto diverse si incontrano nella fede. Elisabetta, avanti negli anni, sposata a un uomo di classe sacerdotale, è sterile. Maria, promessa sposa a un carpentiere, è una giovane ragazza ed è vergine. Entrambe però hanno conosciuto nella loro carne l’impossibile di Dio, condividono lo stupore, il pudore, il tremore per il mistero di una vita ricevuta “per grazia”. Questo brucia ogni distanza, ogni imbarazzo, ogni paura, si ritrovano vicine, complici, alleate e il loro incontro diventa motivo di gioia e benedizione.
È l’incontro che vorremmo accadesse anche a noi almeno una volta nella vita.
Giovanni e Gesù non sono ancora nati, ma quante cose sono accadute nell’attesa di queste due donne!
Prima ancora che Gesù nasca, Maria diventa discepola di quel Figlio che “entrando nel mondo dice: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”; prima ancora di nascere, Gesù, nel grembo della madre, inizia a percorrere le strade della Galilea e della Giudea; prima ancora di nascere, Elisabetta riconosce la Sua presenza in Maria, Giovanni inizia a gioire di lui, l’Atteso da tutte le genti.; prima ancora di nascere.
C’è dunque qualcosa che avviene anche nel tempo dell’attesa, nel tempo della fede, quella fede che il tempo dell’Avvento ha voluto ridestare, nutrire, riscaldare, sostenere.
La vita è una grande attesa ma, in questa attesa, ogni giorno lo Spirito Santo è all’opera ed è questa presenza a dare senso, forma e futuro alla nostra vita.
Dando fiducia a Dio, queste due donne si sono incontrate e in questo incontro hanno ricevuto più luce e forza per proseguire nel cammino, sconosciuto, affascinante, ma non privo di incertezze, oscurità, dolore.
Lo Spirito Santo manifesta la sua opera nella condivisione della loro fede, perchè Elisabetta e Maria, insieme, riconoscono due cose importanti. La prima viene espressa da Elisabetta, quando dice di Maria:
“Beata colei che ha creduto al compimento di ciò che le è stato detto dal Signore” (Lc 1,45).
Ė il riconoscimento che la vera beatitudine sulla terra sta nell’avere fiducia in Dio.
La seconda viene espressa da Maria con il canto del Magnificat, pochi versetti dopo:
“Grandi cose ha fatto a me il Potente… Ha dispiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi, ha rovesciato i potenti, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, a rimandato i ricchi a mani vuote, ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso” (Lc 1,47-55).
Ė il riconoscimento profetico che il bene, la vita, la sorte del mondo e degli uomini, ultimamente, sta nelle mani di Dio! E a suo tempo noi lo vedremo.
Elisabetta e Maria sono due figlie di Israele, la loro storia si intreccia e si confonde con quella del loro popolo. Entrambe hanno fatto spazio a Dio, alla sua parola, alle sue promesse, gettando il loro futuro dentro un futuro più grande, che arriva fino a noi: il futuro del regno di Dio. Quel regno che Giovanni ha annunciato e che Gesù ha realizzato. Quel regno che viene nel suo Natale ed è in mezzo a noi ogni volta che crediamo e facciamo la parola che il Signore dice anche a noi.
Buona Domenica!
Sr. Emanuela Francesca del monastero di Lovere