+ Dal Vangelo secondo Luca (11,14-23)
In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde».
Commento
«Il Padre mio agisce anche ora e anche io agisco»: così leggiamo al capitolo quinto del vangelo secondo Giovanni. Il Figlio opera con il dito di Dio, partecipa all’opera del Padre che è opera di creazione, di liberazione, di salvezza. Sempre Giovanni, al capitolo ottavo, parla del dito che Gesù utilizza per scrivere sulla terra mentre scribi e farisei lo interrogano su una donna sorpresa in adulterio.
Le dita di Dio operano instancabilmente, dal momento della creazione in poi, per guarire, per liberare, per rialzare, per perdonare, per ricomporre, per benedire, per accarezzare.
In questo operare possiamo vedere quel segno dal cielo, continuamente richiesto dalla nostra incredulità, che manifesta la presenza del regno già ora, tra noi.
Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2024” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano