Giovedì della XI Settimana T.O – anno dispari

+ Dal Vangelo secondo Matteo (6,7-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Commento

Perché, se sa di cosa abbiamo bisogno, dobbiamo fare la fatica di chiedere qualcosa che poi, magari, non ci viene dato? Proprio perchè il Padre lo sa prima di noi e meglio di noi!

Pregare è confrontarsi, nel dialogo, per andare nel profondo della nostra situazione e capire qual è il nostro vero bisogno. A volte chiediamo quello che ci sembra possa aiutarci nell’immediato per toglierci dall’incertezza, dall’angoscia, dal dolore. Il Padre sa, però, che una cura del sintomo può non risolverne l’origine che farà scaturire, nel tempo, altre condizioni di disagio.

Affidarci a lui è il modo di assicurarci una guarigione profonda e duratura riconoscendo che il primo bisogno che abbiamo è quello di due braccia ed un cuore che ci custodiscano e a cui affidarci con la certezza di essere guariti e sostenuti.

Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2023” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano