25 ottobre – Lunedì XXX Settimana del Tempo Ordinario – Anno dispari

+ Dal Vangelo secondo Luca (13,10-17)

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Commento

Leggere la differenza di trattamento, evidenziata da Gesù, tra gli animali e le persone sembra ricordarci come spesso, anche oggi, si abbia più cura per un animale che per le persone. A quel tempo il bue e l’asino erano custoditi per la loro utilità pratica, oggi ci si commuove per un animale, sicuramente importante, per il suo valore affettivo.

Tanti gemiti inteneriti per animali in difficoltà… E non si trovano più parole di compassione per i poveri che bussano alle nostre porte e ai nostri confini. Trattiamo, troppo spesso, gli animali come fratelli e gli uomini come bestie. L’indignazione, giusta, si leva forte per l’abbandono di un cane sulla strada, ma poche sono le voci per i tanti fratelli sfiniti ai margini delle strade, delle società, della vita.

Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2021” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano