20 aprile – Martedì III Settimana di Pasqua

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (6,30-35)

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Commento

L’accondiscendenza divina rivelata nel mistero dell’incarnazione del verbo è mirabile e ammirabile: non cessa di stupire la mente, di commuovere il cuore e di far esultare lo spirito.

Dio si è fatto uno di noi, «bisognoso e povero, perché gli uomini che erano poverissimi e bisognosi e soffrivano l’eccessiva mancanza di nutrimento celeste, fossero resi in lui ricchi con il possesso dei regni celesti»: così dice Chiara d’Assisi.

L’uomo è un essere di bisogno, un essere affamato ed ecco, Dio, «un così grande e tale Signore», si fa cibo, si fa pane e vino. Sicché «chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai».

Andiamo dunque a lui, noi che conosciamo fame e affanno, sete e stanchezza. Andiamo a lui, rimaniamo in lui. Egli è la vita eterna.

Dal “Calendario del Patrono d’Italia 2021” – Ed. Biblioteca Francescana – Milano